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lunedì 17 dicembre 2012
ONORE ad ALDO RESEGA.
18 Dicembre 1943 – In ricordo di Aldo Resega.
Come ufficiale di fanteria degli Arditi, Aldo Resega, partecipò alla Prima Guerra Mondiale. Entrò nel Partito Nazionale Fascista come squadrista volontario e nel 1936 prese parte alla Guerra di Etiopia come Comandante di una compagnia di Arditi della divisione Tevere. Durante la Seconda Guerra Mondiale partecipò alle operazioni sul fronte greco – albanese, in Croazia e in Dalmazia, nonché sul fronte occidentale. Decorato cinque volte con la medaglia al valor militare, il 5 giugno del 143, a causa della sua invalidità di guerra, fu nominato Ispettore Federale del Partito Nazionale Fascista a Milano e dopo la caduta di Benito Mussolini e la nascita della Repubblica Sociale Italiana, il 13 settembre del 1943, ricostituì la sezione milanese del partito con la carica di Commissario Federale milanese. In quel periodo, Aldo Resega, cercò di mantenere uno stato di relativa normalità nella popolazione cittadina, bloccando gli eccessi degli squadristi. Dal Comando Generale delle Brigate Garibaldi sorsero, alla fine di settembre del 1943, i Gruppi di Azione Patriottica. Organizzazioni di partigiani che nacquero soprattutto su iniziativa del Partito Comunista Italiano sulla base dell’esperienza della resistenza francese. In realtà erano piccoli nuclei formati da quattro o cinque uomini, un caposquadra, un vice e due o tre gappisti. L’insieme di tre squadre costituivano un distaccamento con alla testa un Commissario politico e un Comandante con esperienza militare. A differenza dei partigiani di montagna, i gappisti, dovevano condurre un’esistenza alla luce del sole, con un normale impiego dietro al quale nascondere attività di guerriglia. I compiti principali erano di sabotaggio e di azioni armate per l’eliminazione di elementi legati al Regime Fascista in ambito cittadino, considerati delatori o noti torturatori. Quando il 7 novembre del 1943 i partigiani gappisti misero in atto una serie di attentati contro obiettivi fascisti e tedeschi, Aldo Resega, decise di intervenne, ma da paciere. Si presentò presso il comando tedesco per impedire qualsiasi tipo di rappresaglia e tenendo a freno i propri uomini, intenzionati ad arrestare centinaia di persone. Al fine di innescare una guerra civile nel capoluogo, la Direzione Nazionale del Partito Comunista Italiano ordinò di uccidere il Commissario federale. L’azione non rappresentava eccessive difficoltà. La famiglia Resega abitava via Bronzetti, nei pressi di Porta Vittoria. Aldo Resega, la mattina era impegnato nell’industria di cui era direttore e il pomeriggio si recava in federazione. Quattro volte al giorno con puntuale regolarità. Vestiva sempre in borghese ed effettuava i suoi spostamenti in città usando sempre il tram. Non era scortato e soprattutto non portava armi. Dopo alcuni giorni di appostamenti, la mattina del 18 dicembre 1943, due gappisti, a volto scoperto, entrarono in azione. Aldo Resega fu ucciso con otto colpi di pistola a pochi passi di distanza dalla sua abitazione, mentre attendeva l’arrivo del tram. Il giorno successivo, in Piazza Duomo, il corte funebre fu attaccato dai partigiani gappisti che spararono alla cieca sulla folla intervenuta. La sera stessa un Tribunale straordinario condannò a morte il dottor Carlo Mendel, Carmine Campolongo, Fedele Cerini, l’ingegner Giovanni Cervi, Luciano Gaban, Alberto Maddalena, Antonio Maugeri, Amedeo Rossini e Giuseppe Ottolenghi già da tempo detenuti nel carcere di San Vittore per attività antifascista. I condannati, tutti estranei per l’omicidio di Aldo Resega, furono passati per le armi nei pressi dell’Arena. La risposta dei partigiani gappisti non tardò ad arrivare. A sostenere le azioni si aggiunse anche la propaganda delle radio italiane controllate dagli angloamericani e in particolar modo Radio Bari che diramava quotidianamente nomi di fascisti con le abitudini, orari e indirizzi abitativi. Così tutto il mese di dicembre fu segnato dal sangue. Il 15 dicembre, ad Alessandria, i gappisti partigiani fu eliminato il Colonnello Salvatore Ruggero, Comandante del deposito di fanteria, dilaniandolo con due bombe a mano. Lo stesso giorno, a Ponzone Trivero, in provincia di Vercelli, fu trucidato il Segretario del Fascio, Bruno Ponzecchi. Il 18 dicembre, ad Ornavasso, in provincia di Novara, furono massacrati sotto gli occhi dei familiari il milite Fernando Ravani e il mutilato di guerra Augusto Cristina. Il 19 dicembre, a Vicenza, tre colpi di arma da fuoco fulminarono alle spalle il fascista Edoardo Pavin. Sempre il 19, a Seregno, in provincia di Milano, fu ucciso il Capitano della Guardia Nazionale Repubblicana, Antonio Giussani. Il 20 dicembre, a Erba, in provincia di Como, fu la volta del fascista Germano Frigerio. Il 21 dicembre, a Castino, in provincia di Cuneo, furono trucidati il Maggiore dei Carabinieri Mario Testa, il Capitano Antonio Corvaia, il Maresciallo Sergio Gatti e il milite Andrea Torelli. Nessuna rappresaglia fu eseguita per vendicare i caduti. Nell’ottobre del 1944 nacque la quarta Brigata Nera Mobile “Aldo Resega” dal fondatore e Comandante, Vincenzo Costa, ultimo Federale milanese nella Repubblica Sociale Italiana. La mobile fu immediatamente inviata, con compiti di presidio e di pattugliamento, all’imbocco delle Valli Maira e Varaita per contrastare le ben organizzate formazioni partigiane di Moscatelli nelle province di Cuneo. La Brigata Nera Mobile “Aldo Resega” era composta da circa settecento uomini ed era strutturata su tre compagnie. Fino al 25 aprile del 1945 i caduti furono diciotto ma, a guerra terminata, il numero aumentò notevolmente e, al pari di altre formazioni, anche la Mobile “Aldo Resega” dovette pagare un altissimo contributo di sangue per aver scelto la strada dell’onore. Sul quotidiano “l’Unita” del 25 aprile 1948, cinque anni dall’omicidio Aldo Resega, fu pubblicato il racconto di uno dei due gappisti che aveva partecipato all’azione punitiva.
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Comunque Aldo Resega non venne ucciso alla fermata del tram, bensì sotto casa. Non è che sia molto importante ma era una cosa inesatta.
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