giovedì 14 marzo 2013

In ricordo di Franco De Agazio.

14 Marzo 1947 – In ricordo di Franco De Agazio


Franco De Agazio 1
Il Partito Democratico Fascista poteva disporre, a Milano, di un giornale rigorosamente clandestino, “Lotta Fascista”, considerato il migliore tra i fogli di propaganda dei reduci della Repubblica Sociale Italiana. Migliore per cura grafica e soprattutto per il formato, piegato in due. Il giornale veniva distribuito nei bar frequentati da ex repubblichini, e lasciato sulle poltrone dei cinema. A Roma, invece, sorsero numerosi fogli di propaganda ma destinati ai soli fascisti. Le pubblicazioni romane tirarono una media di cinquemila copie per ogni testata, molto diversi da “Lotta Fascista”. Oltre ai fogli clandestini vi erano anche le riviste autorizzate. La più antica, Meridiano d’Italia, autorizzata nell’agosto del 1945 con il sottotitolo “Settimanale politico della produzione e del lavoro” e distribuito per la prima volta a Milano il 9 febbraio del 1946. Un settimanale che si soffermava, con scrupolo, sulle pagine oscure di chi aveva sabotato il sacrificio di coloro che avevano risposto alla chiamata della Patria, di chi aveva approfittato delle drammatiche emergenze connesse al dopoguerra per lucrare in proprio. Direttore ed editore della rivista fu Franco De Agazio, giornalista e scrittore di alto profilo intellettuale e umano, ex giornalista della Stampa durante la Repubblica Sociale Italiana e liberato dal carcere di San Vittore grazie all’amnistia di Palmiro Togliatti. Meridiano d’Italia si avvicinò alle posizioni del Movimento Sociale Italiano subito dopo la nascita del partito, nel dicembre del 1946. Il nipote, Franco Maria Servello, fu caporedattore fino al 1961, data che sancì definitivamente la fine delle pubblicazioni. Insegnante, giornalista professionista, Consigliere Comunale di Milano e di Vigevano, Deputato e Senatore dal 1958. Il passaggio di guardia, tra zio e nipote, avvenne in modo tragico. La sera del 14 marzo 1947 mentre rincasava in via Strambio 5 a Milano, Franco De Agazio fu freddato sulla porta di casa da un colpo di arma da fuoco da un commando della Volante Rossa. In realtà si trattava di una vera e propria organizzazione criminale formata da ex partigiani comunisti e operai che ritenevano opportuno proseguire la Resistenza Italiana, insanguinando con le loro azioni il territorio del Nord Italia. L’omicidio di Franco De Agazio suscitò vasto eco nel Paese. La rivista Meridiano d’Italia, parlò di secondo delitto Matteotti. Alla camera un’interrogazione dell’Onorevole Benedetti del Partito Liberale Democratico, accese un vivace dibattito, dove il Ministro degli Interni, Scelba, si limitò a dare una risposta di circostanza. Il 29 ottobre dello stesso anno, un altro gruppo di ex partigiani devastò la redazione di Meridiano d’Italia in via Cerva a Milano. Franco Maria Servello decise di trasferire la sede del giornale a Roma per qualche mese. Il Direttore Franco De Agazio fu giustiziato per essersi avvicinato a delle verità troppo scomode. Per aver individuato i responsabili di rapine, violenze e omicidi commessi in nome dell’ideologia antifascista imperante e con la protezione del Partito Comunista Italiano. Per aver smascherato l’identità di Walter Audisio, conosciuto come il compagno “Valerio” che freddò Benito Mussolini sul lago di Como. Per essersi posto gli interrogativi su chi ordinò la fucilazione di Benito Mussolini e l’assassinio di Claretta Petacci. Quale organo giudiziario emise la sentenza di morte. Per dare una risposta a quei misteri, Franco De Agazio, si lanciò in una serie di coraggiose e sensazionali inchieste pubblicate sulla sua rivista. In particolare affrontò anche il discorso della sparizione dell’oro di Dongo. Mentre la colonna di mezzi fascisti, con a bordo valori e preziosi, era in marcia lungo le rive del lago di Como alla fine dell’aprile del 1945, un gruppo di partigiani bloccò la strada sequestrando la merce e facendo perdere ogni traccia. Probabilmente fu quest’ultima inchiesta a segnare la sorte di Franco De Agazio. In occasione del quinto anniversario della scomparsa, durante la manifestazione commemorativa, il Maresciallo Rodolfo Graziano, consegnò personalmente una fotografia alla signora Rosina De Agazio, vedova del giornalista e fondatore del periodico. In primo piano, il Viceré di Etiopia, in alta uniforme durante una nevicata sulle Alpi Occidentali nel 1945. Quella che rese unica fu la dedica vergata, con inchiostro di colore verde e firmata dallo stesso Graziani: “ Alla Signora Rosina De Agazio nella ricorrenza del supremo sacrificio dell’uomo che fu esempio di fede e di coraggio supremi. Roma, Marzo 1952”.
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