giovedì 16 gennaio 2014

Statuto U.N.C. - R.S.I.

 
UNIONE NAZIONALE COMBATTENTI
REPUBBLICA SOCIALE ITALIANA 
 
STATUTO
(con aggiunte e varianti approvate
 dal 5° Congresso Nazionale
 Roma - 21 Novembre 1982)
                                                                                                
PREMESSA
L’U.N.C.R.S.I. (UNIONE NAZIONALE COMBATTENTI DELLA REPUBBLICA SOCIALE ITALIANA) unisce coloro che in ogni arma, corpo e specialità hanno fatto parte delle FF.AA. dello Stato storicamente denominato Repubblica Sociale Italiana.
 
L’U.N.C.R.S.I , operando nel rispetto delle vigenti norme costituzionali e legislative, ispira la sua costante azione – nel perseguimento della verità storica e della pacificazione fra gli italiani – al principio che la difesa della Patria è sacro dovere di ogni cittadino.
 
A tal uopo si propone di raccogliere e conservare, al fine di costituire un museo storico delle FF. AA. Della Repubblica Sociale Italiana, da donare al popolo italiano, ogni documentazione realativa ai fatti bellici che comunque videro impegnati reparti delle predette FF.AA.
 
Capo I – ISCRITTI
Art. 1
 La Unione Nazionale Combattenti della Repubblica Sociale Italiana (U.N.C.R.S.I.) ha in Roma la sede centrale.
L’Unione è costituita dalle Sezioni Comunali e dalle Federazioni Provinciali e può costituire altre sedi locali presso collettività italiane all’ Estero. 
Art. 2  
La Unione Nazionale Combattenti della R.S.I. è apartitica.
Art. 3
Gli scopi dell’Unione sono:
a)      Documentare sul piano storico l’azione ed i principi della R.S.I. , nonché il valore ed il sacrificio dei suoi combattenti;
b)      Mantenere vivo ed imperituro il ricordo dei Caduti e promuovere la loro decorosa sepoltura;
c)      Assistere e tutelare sul piano morale, giuridico ed amministrativo tutti coloro che hanno militato nelle FF.AA. della R.S.I.;
d)      Ricordare alle nuove generazioni la verità storica sulla R.S.I.  e sulle sue FF.AA. anche ai fini della pacificazione tra gli italiani, nel superiore interesse della Patria. 
Art. 4
Sono soci di onore tutti i Caduti e i dispersi della R.S.I. 
Hanno il diritto di chiedere l’iscrizione all’ U.N.C.R.S.I. i militari delle FF.AA. della R.S.I.; i militari prigionieri di guerra << Non Cooperatori >> e tutti coloro che hanno aderito ad operato comunque e dovunque per l’affermazione e la difesa della R.S.I., purchè siano accettati dalle Commissioni di cui all’Art. 7 del presente Statuto. 
Ogni domanda d’iscrizione va sempre corredata da valida documentazione e presentata da due iscritti. 
Possono aderire all’Unione, senza elettorato attivo e passivo, coloro che pur non avendo i requisiti previsti dal 2° comma del presente articolo, si impegnano ad operare per la realizzazione degli scopi dell’Unione. 
Ogni domanda di adesione va corredata dalla presentazione di due iscritti ed è sottoposta allae Commissioni di cui all’Art. 7. 
Capo II – ORGANIZZAZIONE 
Art. 5  
L’Unione è organizzata territorialmente in Sezioni Comunali e Federazioni Provinciali. 
Sono organi organizzativi:
a)      Nelle Sezioni: l’Assemblea, la Direzione formata dal Segretario, da un Vice Segretario e da tre membri;
b)      Nelle Federazioni: il Congresso Provinciale, la Direzione formata dal Segretario, da un Vice Segretario e cinque membri. 
Art. 6 
Sono organi centrali dell’Unione:
-         il Congresso Nazionale
-         il Comitato Centrale
-         la Direzione Nazionale
-         il Presidente
Art. 7 
Sono organi disciplinari dell’ Unione:
a)      nelle Sezioni: la Commissione di accettazione (in sede istruttoria disciplinare);
b)      nelle Federazioni: la Commissione Nazionale di accettazione e disciplina. 
Art. 8 
Sono organi amministrativi dell’Unione: 
a)      nelle Sezioni: il Segretario Amministrativo, il Collegio del Revisori dei Conti;
b)      nelle Federazioni: il Segretario Amministrativo, il Collegio Provinciale dei Revisori dei Conti;
c)      nell’organizzazione centrale: il Segretario Amministrativo, il Collegio Nazionale dei Revisori dei Conti. 
I Segretari Amministrativi vengono nominati dalle Direzioni Sezionali, dalle Direzioni Provinciali e dalla Direzione Nazionale.
Art. 9 
La composizione e il funzionamento degli organi disciplinari e degli organi amministrativi sono stabiliti Da appositi regolamenti nei limiti fissati dallo Statuto. 
Capo III – SEZIONI COMUNALI 
Art. 10
 L’unità organica fondamentale dell’ Unione è la Sezione Comunale che riunisce tutti gli iscritti residenti nel comune.
 La Sezione Comunale può essere costituita da un minimo di venti iscritti. 
Più comuni possono riunirsi in Sezione per raggiungere il minimo previsto di iscritti. 
Nei Capoluoghi di Provincia il Segretario Provinciale è sempre Segretario della Sezione Comunale Del Capoluogo di Provincia. 
Art. 11 
Tutti gli iscritti della Sezione presenziano alle assemblee sezionali e partecipano alle deliberazioni. 
Art. 12 
L’assemblea sezionale si pronuncia: 
a)      sulle attività della Direzione Sezionale;
b)      elegge i Delegati al Congresso Provinciale in proporzione al numero di iscritti alla Sezione in ragione di 1 ogni 20 o frazione; il Segretario Sezionale; il Collegio dei Revisori dei Conti ( due membri). 
L’assemblea sezionale si riunisce almeno una volta l’anno e,in via straordinaria, su convocazione della Direzione Sezionale e su richiesta di due terzi degli iscritti. 
Art. 13 
La Direzione Sezionale (composta da un Segretario e da un Vice Segretario e da 3 membri, nominati dal Segretario) coadiuva il Segretario nell’esercizio delle sue funzioni, promuove e coordina le attività della Sezione e funge da Commissario di accettazione. 
Art. 14 
In caso di dimissioni o di impedimento del Segretario sezionale il Vice Segretario assume la temporanea reggenza con l’obbligo di convocare, entro due mesi l’assemblea sezionale per l’elezione del nuovo Segretario di Sezione. 
Capo IV – FEDERAZIONI PROVINCIALI
 Art. 15 
La Federazione Provinciale comprende le Sezioni Comunali della Provincia. 
La Direzione Nazionale può autorizzare la costituzione di più Federazioni all’interno di una stessa provincia, applicando ad esse le norme previste per le Federazioni Provinciali. 
Art. 16 
Il Congresso Provinciale è composto: 
dai Segretari Sezionali, dai Delegati delle Sezioni stesse, dal Segretario Provinciale uscente, dai componenti della Direzione Provinciale, dai membri della Commissione di accetazione e disciplina e dal Collegio dei Revisori dei Conti uscenti. 
Il Congresso Provinciale si pronuncia:
a)      sulle attività della Direzione Provinciale;
b)      elegge: i Delegati al Congresso Nazionale in ragione di 1uno ogni cinquanta iscritti nella provincia, il Segretario Provinciale , il Collegio dei Revisori dei Conti ( 2 membri effettivi e 1 supplente) . 
Il Congresso Provinciale si riunisce almeno una volta ogni due anni e, in via straordinaria, su convocazione della Direzione Provinciale o su richiesta si due terzi dei Segretari di Sezione. 
La Direzione Nazionale può autorizzare, in sostituzione del Congresso Provinciale, la convocazione, in Assemblea Provinciale, di tutti gli iscritti alla Federazione. 
Art. 17 
La Direzione Provinciale, composta da 1 Vice Segretario e da 5 membri, coadiuva il Segretario Provinciale nell’esercizio delle sue funzioni, promuove e coordina le attività della Federazione in conformità delle direttive della Direzione Nazionale, compila il bilancio consuntivo della gestione amministrativa e lo sottopone alla approvazione del Congresso Provinciale, nomina la Commissione Provinciale di accettazione e disciplina composta da 3 a 5 membri.
Art. 18 
Il Segretario Provinciale rappresenta la Federazione e ne indirizza le attività in conformità delle delibere della Direzione Provinciale. 
Il Vice Segretario Provinciale sostituisce il Segretario Provinciale nei casi di assenza o di impedimento temporaneo, mentre nel caso di dimissioni o di impedimento permanente del Segretario Provinciale, il Vice Segretario Provinciale ne assume la temporanea reggenza con l’obbligo di convocare, entro due mesi, il Congresso Provinciale per l’elezione del nuovo Segretario Provinciale. 
Art. 19 
La Direzione Provinciale, quando ricorrano fondati e gravi motivi, ha facoltà di sciogliere le Direzione Sezionali e nominare un Commissario Straordinario per la temporanea reggenza delle Sezioni con l’obbligo, entro due mesi dalla nomina, di convocare le assemblee sezionali per l’elezione delle nuove Direzioni Sezionali. 
Art. 20 
Per il coordinamento dell’attività delle Sezioni dipendenti, la Direzione Provinciale si può valere di Ispettori di Zona da essa delegati. 
Capo V – IL COGRESSO NAZIONALE 
Art. 21 
Il Congresso Nazionale deve essere convocato almeno ogni tre anni ed è composto con diritto di voto e di parola. 
-         dalle Delegazioni Provinciali in ragione di un elemento per ogni 50 iscritti nella federazione;
-         dai membri della Direzione Nazionale uscente;
-         dai Segretari Provinciali;
-         dai membri del Comitato Centrale uscente;
-         dai membri della Commissione di accettazione e disciplina e del Collegio Nazionale dei Revisori dei Conti uscenti. 
Il Congresso Nazionale adepie ai seguenti compiti:
a)      fissa gli orientamenti generali dell’Unione;
b)      delibera le modifiche allo Statuto;
c)      elegge:
-         il Comitato Centrale
-         il Presidente e un Vice Presidente;
-         cinque membri della Direzione Nazionale;
-         il Collegio Centrale dei Revisori dei Conti ( tre membri effettivi e due supplenti). 
 
Capo VI – IL COMITATO CENTRALE
Art. 22
 
Il comitato Centrale è composto da quaranta membri di cui trenta eletti dal Congresso e dieci designati dalla Direzione Nazionale su proposta del Presidente. 
Ove fosse necessario ricostituire il << plenum >>  provvederà per cooptazione il Comitato Centrale. 
I Membri della Direzione Nazionale fanno parte di diritto del Comitato Centrale. 
Esso viene convocato dal  Presidente o da almeno un terzo della Direzione Nazionale, in casi eccezionali, quando risulti l’impossibilità di convocare tempestivamente il Congresso Nazionale per decidere in luogo di questo. 
Capo VII – LA DIREZIONE NAZIONALE
 Art. 23
 
La Direzione Nazionale è composta da:
-         Il Presidente;
-         Un Vice Presidente eletto dal Congresso;
-         Dieci membri, di cui cinque eletti dal Congresso e cinque designati dal Presidente. 
Tra detti dieci membri vi deve essere almeno una Ausiliaria.
 Tra essi la Direzione Nazionale elegge, su proposta del Presidente, altri due Vice Presidenti e, ove lo ritenga opportuno, anche un terzo. 
Per ogni votazione , a parità di voto prevale quello del Presidente.
 Art. 24 
La Direzione Nazionale ha i seguenti Compiti:
a)      Cura le direttive e le norme per il funzionamento degli organi centrali e periferici nei limiti delle decisioni del Congresso;
b)      Nomina la Commissione Centrale  di accettazione e disciplina (tre membri effettivi e due supplenti);
c)      Elegge nel proprio seno i Vice Presidenti di cui all’art. 23;
d)      Ha inoltre la facoltà di costituire una Consulta di Onore scegliendone i componenti tra i Comandanti delle Grandi Unità della R.S.I. e Combattenti repubblicani di alto merito o di alte qualità espresse in incarichi speciali nella R.S.I.
Art. 25
 Il Presidente Nazionale rappresenta l’unità  e la continuità dell’Unione, ha la rappresentanza legale dell’Unione e mantiene i contatti con le Autorità Nazionali, dà incarichi ispettivi per il migliore andamento organizzativo, ratifica le nomine delle cariche Provinciali.
Quando ricorrano fondati e gravi motivi il Presidente Nazionale ha la facoltà di sciogliere le Direzioni Provinciali  e nominare un Commissario Straordinario per la temporanea reggenza della  Federazione, con l’obbligo, entro tre mesi dalla nomina, di convocare il Congresso Provinciale, per la elezione della nuova Direzione Provinciale.
Il Presidente Nazionale organizza e dirige il centro studi storici della R.S.I. 
Art. 26 
I Vice Presidenti coadiuvano il Presidente, e questi può delegare compiti particolari.
Il Vice Presidente eletto dal Congresso sostituisce il Presidente nei casi di assenza o di impedimento temporaneo di questi; nel caso di dimissioni del Presidente o cessazione, egli assume la temporanea reggenza, con l’obbligo di convocare, entro due mesi, il Congresso Nazionale; e ove ciò non sia possibile, il Comitato Centrale per la elezione del nuovo Presidente. 
Art. 27
 Il Presidente può decidere di assumere, con la ratifica del Comitato Centrale, la carica e le funzioni di Presidente Onorario. 
In tal caso il Vice Presidente eletto dal Congresso assume la carica e le funzioni di presidente. 
 
L’atto costitutivo dell’UNIONE COMBATTENTI DELLA REPUBBLICA SOCIALE ITALIANA è stato rogito dal dott. Beniamino Papa, Notaio in Roma, il giorno 19 Maggio 1962 – rep. N 18479 progress. N. 7888 – Registrato a Roma il 25 – 5 – 1962 – Mod. 71/M – N. 13775 serie F. Mod. 1 Vol. 136.

mercoledì 15 gennaio 2014

Presentazione del libro: Mercenario


Junio Valerio Borghese, il Principe Nero

Junio Valerio Borghese, il Principe Nero

Le sue numerose operazioni eroiche e l'eleganza aristocratica ne fanno uno dei personaggi più affascinanti del Novecento

 
‘Una guerra si può perdere, ma con dignità e lealtà. La resa e il tradimento bollano per secoli un popolo davanti al mondo’
 
“Anch’io, in quei giorni del settembre 1943, fui chiamato ad una scelta. E decisi la mia scelta. Non me ne sono mai pentito. Anzi, quella scelta segna nella mia vita il punto culminante, del quale vado più fiero. E nel momento della scelta, ho deciso di giocare la partita più difficile, la più dura, la più ingrata. La partita che non mi avrebbe aperto nessuna strada ai valori materiali, terreni, ma che mi avrebbe dato un carattere di spiritualità e di pulizia morale al quale nessuna altra strada avrebbe potuto portarmi. In ogni guerra, la questione di fondo non è tanto di vincere o di perdere, di vivere o di morire; ma di come si vince, di come si perde, di come si vive,  di come si muore. Una guerra si può perdere ma con dignità e lealtà. La resa e il tradimento bollano per secoli un popolo davanti al mondo”.
 
Sono parole di Junio Valerio Borghese. Sommergibilista, Tenente di Vascello, comandante della storica X Flottiglia Mas. Nei giorni successivi all’8 settembre Borghese fa a sua scelta, chiara, inequivocabile: “All’8 settembre, al comunicato di Badoglio, piansi. Piansi e non ho mai più pianto … Perché quello che c’era da soffrire per ciò che l’Italia avrebbe vissuto come suo avvenire, io l’ho sofferto allora. Quel giorno io ho visto il dramma che cominciava per questa nostra disgraziata nazione che non aveva più amici, non aveva più alleati, non aveva più l’onore ed era additata al disprezzo di tutto il mondo per essere incapace di battersi anche nella situazione avversa”.
 
La resa dell’8 settembre non è una bella pagina nella storia d’Italia. Lo stesso Dwight D. Eisenhower, comandante in capo delle Forze Alleate, scrive nel suo Diario di guerra che ‘la resa dell’Italia fu uno sporco affare. Tutte le nazioni elencano nella loro storia guerre vinte e guerre perse, ma l’Italia è la sola ad avere perduto questa guerra con disonore salvato, solo in parte, dal sacrificio dei combattenti della Repubblica Sociale Italiana”. E infatti è convinzione di Borghese che il re e Badoglio, con la firma dell’armistizio, abbiamo abdicato ogni autorità, avendo commesso un tradimento nei confronti del popolo italiano, rinunciando a salvaguardare la civiltà europea dal predominio americano e sovietico. Non solo: l’Italia ha perso di credibilità sia nei confronti dell’alleato che del nemico “per il disprezzo sia degli alleati traditi che dei vincitori con cui si cerca, vilmente, di accordarsi”. È interessante anche un’altra affermazione di Borghese: “non mi sembra che tali convincimenti e sentimenti abbiano un’impronta fascista: appartengono al patrimonio ideale e morale di chiunque”. E ancora: “fu fascista la RSI? Per me, la RSI rispose ad un’esigenza morale e nazionale; avrebbe potuto formarsi anche senza Mussolini. Non va confusa con il fascismo tradizionale. Alla RSI aderirono uomini che non erano mai stati fascisti e si trovarono a fianco con fascisti del Ventennio per un ideale più alto di quello di un partito”, come riferisce Ruggero Zangrandi nel suo “1943: 25 luglio-8 settembre” edito da Feltrinelli.
 
“… L’esperienza per me più interessante ed importante dal punto di vista politico, formativo e dell’esistenza – dice ancora il Principe Nero – è stata quella successiva all’8 settembre. Prima era tutto piuttosto semplice. Si trattava di compiere il proprio dovere senza scelte personali. non c’erano problemi. L’8 settembre ci ha messo di fronte a molti dilemmi, a esami di coscienza, alle responsabilità da prendersi verso noi stessi, verso le istituzioni alle quali appartenevamo, per me la Marina, e verso gli uomini che da noi dipendevano. Quindi, da quel momento, hanno cominciato a pesare fattori di ordine spirituale e politico”.  
 
Le sue numerose operazioni eroiche e il tentato golpe del 1970, intorno al quale sono fiorite le più varie ipotesi e di cui si è a lungo favoleggiato, fanno di lui un personaggio romanzesco e a tratti misterioso.
 
Cavaliere dell’Ordine Militare di Savoia, Medaglia d’oro e di bronzo al valor militare, Medaglia commemorativa della guerra di Spagna, Medaglia d’argento al valor militare nella RSI, Croce di Ferro di 1 classe, Croce di Ferro di 2 classe, Junio Valerio Borghese, il Principe Nero, è uno dei personaggi più affascinanti della storia del Novecento.
 
Emma Moriconi

http://www.ilgiornaleditalia.org/news/cultura/851584/Junio-Valerio-Borghese--il-Principe.html

venerdì 10 gennaio 2014

"Ali infrante" di Orazio Ferrara

“Ali infrante / Storie dimenticate della Regia Aeronautica” di Orazio Ferrara

In una certa Italia dell’ultimo dopoguerra parlare o scrivere delle vicende di uomini in divisa, che avevano combattuto con onore, spesso a prezzo della vita, per la Patria, era oltremodo difficile e scomodo nel migliore dei casi, nel peggiore ciò era considerato una provocazione. Eppure ancora oggi non è facile. E’ il vecchio dramma dell’Italia, del passato che non passa. Mai. Dove non si riesce ancora a storicizzare eventi accaduti decine e decine di anni fa. Dove molti, da destra e da sinistra e anche dal centro, non riescono a fare con serenità i conti con la nostra Storia nazionale, che si vuole a forza ingabbiare nelle trincee contrapposte della quotidianità della fazione politica. Eppure a quegli uomini settant’anni fa fu data loro una consegna, giusta o sbagliata, combattere per l’Italia. A quest’ultima consegna non vennero mai meno, anche a costo delle loro giovani vite. Per questo essi sono degni di memoria. Ogni comunità nazionale, nella sua interezza, dovrebbe essere fiera di annoverarli quali figli, in quanto uomini che trascendono la stessa trincea in cui si battono, e che pertanto diventano un esempio di lealtà, di dedizione e di coraggio, valido per tutti in ogni tempo. Dunque una comunità umana merita questo nome, quando ricorda con orgoglio i suoi figli migliori, anche se questi emergono da pagine buie e drammatiche, che l'inconscio vorrebbe rimuovere, come quelle della seconda guerra mondiale. Quest'ultima intima convinzione ha guidato l’Autore nello scrivere il presente libro.

Un libro che racconta di storie di uomini con le fascinose e belle mostrine della Regia Aeronautica. Di storie dimenticate e di ali spezzate. Come quella del pilota legionario e medaglia d’oro Federico Cozzolino, uno che suscita ammirazione per il non tirarsi mai indietro, costi quel che costi. Un gigante nella sua ora più tragica quando, ancora sanguinante per le gravi ferite riportate a seguito del lancio col paracadute, viene preso dai miliziani repubblicani spagnoli ed egli non abiura la causa per cui combatte, pur di fronte alla minaccia dei fucili spianati. Abiura che gli avrebbe permesso di aver salva la vita. Anzi fa di più, testimonia la sua appartenenza col grido di Arriba Italia per meglio farsi comprendere e viene, all'istante, barbaramente trucidato, e ciò in spregio a tutte le leggi di guerra. Per sessantacinque anni Federico Cozzolino ha aspettato in silenzio in quella scarna tomba di un cimitero spagnolo. Ma troppo grande era l’amore per la sua terra e infine, malgrado i faziosi e perduranti veti, è tornato finalmente a casa, avvolto in un tricolore a mo’ di sudario e  in un’atmosfera non greve né triste, ma di silenziosa gioiosità come si conviene per il ritorno delle spoglie di un coraggioso, mentre qualcuno riandava con la mente a versi già scritti per Federico un giorno lontano: com’aquila / con la fronte nel sole.

O come la storia del filosofo volante o del pilota matto ovvero di Vittorio Beonio Brocchieri, un pilota della Regia veramente fuor dall’ordinario. Filosofo, professore universitario, scrittore, giornalista, pilota d’aerei, trasvolatore, capitano della Regia Aeronautica, guerriero. D’altronde lui stesso si era definito uomo prismatico, sintetizzando così quel suo vivere pericolosamente tra mille luci e bagliori nell’azzurro dei cieli. Dunque un uomo d’azione e di pensiero al massimo grado. Una figura davvero dannunziana a tutto tondo. Fu nella guerra d’Etiopia che iniziò per Beonio Brocchieri la leggenda del pilota matto. E l’appellativo non gli fu affibbiato a caso da Indro Montanelli. In diuturna avanscoperta sulle ambe abissine, per segnalare, in collegamento radio, eventuali agguati alle nostre colonne in rapida avanzata. Azzardati decolli e rocamboleschi atterraggi su inesistenti piste, che gli costarono più di un velivolo malamente scassato. E veramente in quei momenti il coraggio rasentava la pazzia. L’azione lo coinvolgeva totalmente giorno e notte, eppure non si dimenticava affatto di scrivere succose corrispondenze di guerra per i suoi affezionati lettori del Corriere della Sera.

Ma il libro narra anche di figure che, pur non offrendo alcun episodio di eclatante eroismo, sono tutte intrise di quel silenzioso, quotidiano, minimale eroismo, quello più difficile da mettere in atto perché richiede una continua tensione ideale nella vita di ogni giorno. Come quella del sergente marconista Mario Mancusi, caduto col suo aereo in missione di guerra, una vita per l’Italia il cui migliore epitaffio resta quello del desolato e vecchio padre, che in una lettera, datata 4 novembre 1942, così scriveva: … nulla mai chiese, tutto sempre dando, prodigandosi fino al possibile ed anche oltre, per la sua Patria che egli voleva grande, temuta e rispettata.

O come quella dell’ing. Michele D’Amico e del suo diario di guerra, quand’era, nell’anno 1943, giovane sottotenente della Regia Aeronautica di stanza all’aeroporto della Margana nella piazzaforte aeronavale di Pantelleria. Passato alla storia patria per la famosa frase Ma perché ci siamo arresi?, quando da Radioponte Pantelleria parlò col generale Monti del Comando Aeronautica Sicilia di base a Catania. Il D’Amico fu testimone chiave nel dopoguerra nel famigerato processo degli ammiragli contro lo scrittore Antonino Trizzino, reo di aver rivelato nel suo libro Navi e poltrone, tra l’altro, anche gli squallidi retroscena della resa di Pantelleria per viltà dei capi. Anche per merito suo quel processo diventò poi processo agli ammiragli, salvando il Trizzino da un’ingiusta condanna e ristabilendo così la verità storica.

Una costante del libro è quella di aver saputo bandire dalle sue pagine la retorica, anche perché scrivere degli uomini in guerra, c'è facilmente il rischio di scadere in essa, d’altronde sempre in agguato in storie del genere. L'orripilante retorica delle belle parole altisonanti, che alla fine finisce per sporcare tutto e tutti, perfino i caduti. Il vero eroismo fugge la retorica come la peste.

Orazio Ferrara - Ali infrante / Storie dimenticate della Regia Aeronautica - IBN Editore, Roma, 2014

162 pp., con numerose foto, € 15

IBN Editore, Via dei Marsi, 57 - 00185 Roma, Tel & Fax: 0039 06 4452275 - 0039 06 4469828 - e-mail: info@ibneditore.it

giovedì 9 gennaio 2014

Il "barone nero" Roberto Jonghi Lavarini

 
Roberto Jonghi Lavarini socio onorario della
Unione Nazionale Combattenti della RSI
 
 
Roberto Jonghi Lavarini ha 40 anni, è felicemente sposato con Veronica ed ha due figlie di 11 e 6 anni, Beatrice e Ludovica. Laureato in Scienze Politiche alla Università Statale di Milano, lavora come consulente immobiliare (compravendita e ristrutturazioni) nella società di famiglia ed è iscritto a diverse associazioni di categoria. Cristiano Cattolico praticante, fedele alla Tradizione, è Cavaliere dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro e Volontario del Corpo Italiano di Soccorso del Sovrano Militare Ordine di Malta. Appassionato di storia, cultura, araldica, tradizioni religiose e popolari, enogastronomia e sagre paesane, è molto legato alle radici ed alla identità Walser (tedesco-vallese) della propria famiglia e fa parte del gruppo folkloristico del suo paese di origine, Ornavasso. Da sempre coerente militante di destra, è stato: Segretario del Fronte della Gioventù di Milano, Dirigente Provinciale del Movimento Sociale Italiano, Dirigente Regionale di Alleanza Nazionale e della Fiamma Tricolore della Lombardia, Consigliere Circoscrizionale e Presidente della Zona Porta Venezia, per due volte candidato alla Camera dei Deputati come Indipendente ne La Destra. Attualmente, per scelta, non ricopre alcuna carica politica e non è iscritto a nessun partito ma collabora con svariate associazioni culturali e testate giornalistiche, partecipando a diverse trasmissioni televisive come opinionista. http://www.robertojonghi.it/

 
Antica famiglia Walser (tedesco-vallese) della Vall d’Ossola, gli Jonghi Lavarini sono i legittimi discendenti dei nobili carolingi Crussnall primi signori feudali di Ornavasso, poi trasferitisi in Svizzera. Il Capostipite di questa importante Sippe germanica, storicamente presente in tutte le valli del Monte Rosa, è Jocellino I von Urnavas, citato nel 1275 come Visdomino di Naters. Da suo nipote Jocellino II “Jung” (il giovane), discendono appunto gli Jonghi von Urnavas che furono fra i promotori della colonizzazione walser delle Alpi, spingendosi, oltre il passo del Sempione, fino a fondovalle, a Casaleccio, Ornavasso e Migiandone, rivendicando la titolarità su quelle terre.  Nel 1486, il Vescovo di Sion, Iodico von Syllinen, Signore del Vallese e Principe del Sacro Romano Impero, rivendicando il legittimo dominio su quelle terre, nominò, suo Curatore, il Ritter (Cavaliere) Theodorus Jongh, riconoscendolo erede dei primi signori di Ornavasso  (poi trasferitisi nel Vallese) con lo spettante titolo di Freiherr von Urnavas. Già nel 1495, però, il Ducato di Milano ed i Visconti rientrarono definitivamente in possesso della Baronia di Ornavasso, accordandosi con le “locali genti alemanne” (Walser), alle quali venne concessa una larga autonomia.  Da allora i “todeschi Jonghi di Urnavas” sono sempre citati  negli eventi storici della valle. In particolare, nel 1575, Pietro ed Angelino Jonghi, partecipano alla costituzione degli Statuti di Ornavasso in quanto “cardenzari et uomini particolari di detto luoco”.  Nel 1605, gli Jungen Urnavas sono citati nel “Wappenbuch des Heligen Romischen Reichs” (registro degli stemmi del Sacro Romano Impero). Nel corso dei secoli possedettero molte terre agricole, pascoli, boschi, cave di marmo e palazzi signorili (ancora esistenti come quelli di Ornavasso, Vogogna e Piedimulera), imparentandosi con le più importanti famiglie del Verbano-Cusio-Ossola. Dal 1738 gli Jonghi furono sempre presenti nel Consiglio Generale dell’Ossola come Patriziato Aggregato. Nel 1900, S.M. Re Umberto I concesse al Nob.Cav.Ing. Cesare Jonghi di aggiungere al proprio cognome ed al proprio stemma anche quelli materni dei nobili Lavarini (famiglia di remota origine veneta, di medici ed impresari, decurioni e sindaci, citata fin dal 1575). http://www.genmarenostrum.com/pagine-lettere/letteraj/jonghilavarini.htm


Intervistiamo Roberto Jonghi Lavarini (41 anni, noto esponente della destra milanese, opinionista radio televisivo, ex dirigente del MSI e di AN, già presidente della zona Porta Venezia): uno "politicamente scorretto e senza tanti peli sulla lingua". D (domanda) – R (risposta) D - Ti abbiamo sentito alla Zanzara sotto il fuoco incrociato di Cruciani e Parenzo… R - Si, è un bel ring anche se alla radio è impossibile spiegare bene i concetti, difendersi e replicare. Mi dispiace solo essere stato obbligato a parlare solo del passato e non del presente, tantomeno del futuro. Comunque, sia chiaro: non mi vergogno affatto delle mie idee e non ho certo paura di esprimerle liberamente. Io non rinnego nulla e non mi tiro indietro davanti ad una sfida. Il mio giudizio storico sul Fascismo e Mussolini rimane assolutamente positivo. Anzi, a dirla tutta, di fronte alla attuale crisi dell’occidente, causata dalle speculazioni della plutocrazia internazionale, incomincio anche a capire ed a rivalutare certe scelte politiche ed economiche della Germania Nazional-Socialista. La storia del secolo scorso è tutta da riscrivere... D - Ti abbiamo anche letto sui giornali parlare di Grillini e Lepenisti… R - Ho semplicemente riportato dei fatti assolutamente noti: Marine Le Pen, in vista delle prossime elezioni europee del 2014, vuole giustamente costituire un fronte europeo dei popoli e delle nazioni, e, attraverso tutta una serie di contatti ed incontri,  cerca degli interlocutori affidabili anche in Italia. Mi hanno però assicurato, dalla sua segreteria politica, che non vi è e non vi sarà  mai alcun accordo con il Movimento 5 Stelle. Ad oggi, quindi, gli unici referenti ufficiali del Front National francese, rimangono solo la Fiamma Tricolore e La Destra che, non a caso, hanno ripreso ed accelerato il processo di riunificazione della destra sociale italiana. D - Infatti, sabato sarai a Roma alla rifondazione di AN lanciata da Storace… R - Quella di riesumare la vecchia Alleanza Nazionale è evidentemente solo una provocazione politica, rivolta soprattutto agli amministratori della omonima fondazione (che gestisce il patrimonio del MSI) ed ai Fratelli d’Italia: l’obbiettivo è, finalmente, quello di riunire, rinnovare e rilanciare la destra italiana, partendo dall’appello lanciato, a suo tempo, da Marcello Veneziani e dal  progetto Itaca. Urge un nuovo movimento anti-mondialista che difenda veramente l’identità, la sovranità, i sacrosanti interessi del nostro popolo e della nostra nazione. Bisogna fare massa critica, voltare pagina, chiudere con vecchi rancori e polemiche. Su questa strada obbligata (non solo dallo sbarramento elettorale del 4%), i nostri primi e naturali interlocutori non possono che essere gli amici di Officina per l’Italia. D - Veniamo a Milano, quale è il tuo commento sul Far West di Quarto Oggiaro? R - Conosco bene quel quartiere difficile e, durante la campagne elettorali, in mezzo a centinaia di cittadini assolutamente perbene, ho incrociato anche diversi pregiudicati, alcuni dei quali cercavano veramente di cambiare vita ma non è facile. Lo stato deve fare sentire tutta la sua autorità ed autorevolezza, innanzitutto dando risposte concrete (case popolari, asili nido, spazi per i giovani, sussidi per gli anziani, istruzione e supporto al mondo del lavoro) e secondariamente con una presenza costante e visibile delle forze di polizia. Per sradicare la criminalità ed il degrado, servono “il bastone e la carota”, ovvero legge ed ordine (anche “il pugno di ferro” quando serve) ma insieme a giustizia sociale. Ma in quella zona, è giusto ricordare che ci sono anche tanti esempi positivi: parrocchie, centri sportivi, associazioni culturali e di volontariato e tanta solidarietà. D - Quale è il tuo giudizio sui governi locali di Pisapia, Podestà e Maroni? R - Quello sulla giunta rossa del radical-chic Pisapia è assolutamente pessimo: ha diminuito fortemente la sicurezza ed il benessere dei milanesi, tartassato famiglie e commercianti, abbandonato le periferie, difeso solo zingari e leonkavallini, riempito di consulenze e soldi pubblici i propri compagni di merende. La giunta provinciale ha lavorato benino ma, contando veramente poco, non se ne è accorto nessuno. E dalla Regione Lombardia, dopo tutte le incoraggianti promesse elettorali di cambiamento di Maroni e della sua lista civica, sinceramente, mi sarei aspettato di più, ma è ancora presto per giudicare, diamogli ancora qualche mese. La verità è che in questa crisi sistemica della democrazia, i partiti e le assemblee elettive contano sempre meno e la classe dirigente selezionata è sempre più mediocre e meno autonoma. Bisogna tornare alla grande e buona Politica, fatta con disinteresse e passione, per la propria comunità, ognuno con le proprie idee. D - Ma quali sono le tue proposte concrete per uscire da questa grave crisi sociale? R – Grazie della domanda, finalmente parliamo di cose concrete! Le famiglie e le imprese italiane sono soffocate dalle tasse e dalla burocrazia, non si riesce più a lavorare e, in certi casi, nemmeno a sopravvivere. E per abbassare questa vessatoria e insopportabile pressione fiscale, oltre a fare tagli (e di carrozzoni inutili e sprechi ce ne sono ancora tantissimi), bisogna rivoluzionare il sistema economico dello stato, rivedere i trattati europei, riprenderci la nostra piena sovranità monetaria, nazionalizzare la Banca  d’Italia, vietare e punire severamente le infami speculazioni dell’alta finanza privata internazionale che sono la principale causa di questa crisi. D - Ora arriva il giochino del botta e risposta. Ad ogni nome che faccio voglio un definizione sintetica o un tuo commento veloce. D - Erich Priebke: R - Un soldato tedesco che ha ubbidito ad ordini superiori. Pace all’anima sua. D - Papa Francesco: R - Simpatico, comunicativo, nazionalpopolare ma io preferivo Benedetto XVI. D - Silvio Berlusconi: R - Un sincero anticomunista. Un grande uomo, con più pregi che difetti. D - Alba Dorata: R - Onore ai due giovani patrioti greci ammazzati dai sicari del mondialismo. D - Primavera Araba: R - Una tragedia. Io difendo i cristiani perseguitati ed in Siria sostengo Assad. http://destrapermilano.blogspot.it/2013/11/intervista-roberto-jonghi-lavarini-7.html

mercoledì 8 gennaio 2014

"I Gruppi Rionali Fascisti di Milano"

 
"I Gruppi Rionali Fascisti di Milano"







lunedì 16 dicembre 2013

GIANCARLO PANIGHINI nuovo presidente della X MAS

 
Nella foto, a destra, insieme al Marò Avvocato Fabio Masciadri, il nuovo Presidente Nazionale della Associazione Combattenti X MAS: GIANCARLO PANIGHINI, Pilota dei Mezzi d'Assalto, Pluridecorato al Valor Militare.


Nuovo numero de LA CAMBUSA, bollettino della X MAS




 

 

Comandante SERGIO NESI: Presente!