Junio Valerio Borghese, il Principe Nero
Le sue numerose operazioni eroiche e l'eleganza aristocratica ne fanno uno dei personaggi più affascinanti del Novecento
‘Una guerra si può perdere, ma con dignità e lealtà. La resa e il tradimento bollano per secoli un popolo davanti al mondo’
“Anch’io, in quei giorni del settembre 1943, fui chiamato ad una scelta. E decisi la mia scelta. Non me ne sono mai pentito. Anzi, quella scelta segna nella mia vita il punto culminante, del quale vado più fiero. E nel momento della scelta, ho deciso di giocare la partita più difficile, la più dura, la più ingrata. La partita che non mi avrebbe aperto nessuna strada ai valori materiali, terreni, ma che mi avrebbe dato un carattere di spiritualità e di pulizia morale al quale nessuna altra strada avrebbe potuto portarmi. In ogni guerra, la questione di fondo non è tanto di vincere o di perdere, di vivere o di morire; ma di come si vince, di come si perde, di come si vive, di come si muore. Una guerra si può perdere ma con dignità e lealtà. La resa e il tradimento bollano per secoli un popolo davanti al mondo”.
Sono parole di Junio Valerio Borghese. Sommergibilista, Tenente di Vascello, comandante della storica X Flottiglia Mas. Nei giorni successivi all’8 settembre Borghese fa a sua scelta, chiara, inequivocabile: “All’8 settembre, al comunicato di Badoglio, piansi. Piansi e non ho mai più pianto … Perché quello che c’era da soffrire per ciò che l’Italia avrebbe vissuto come suo avvenire, io l’ho sofferto allora. Quel giorno io ho visto il dramma che cominciava per questa nostra disgraziata nazione che non aveva più amici, non aveva più alleati, non aveva più l’onore ed era additata al disprezzo di tutto il mondo per essere incapace di battersi anche nella situazione avversa”.
La resa dell’8 settembre non è una bella pagina nella storia d’Italia. Lo stesso Dwight D. Eisenhower, comandante in capo delle Forze Alleate, scrive nel suo Diario di guerra che ‘la resa dell’Italia fu uno sporco affare. Tutte le nazioni elencano nella loro storia guerre vinte e guerre perse, ma l’Italia è la sola ad avere perduto questa guerra con disonore salvato, solo in parte, dal sacrificio dei combattenti della Repubblica Sociale Italiana”. E infatti è convinzione di Borghese che il re e Badoglio, con la firma dell’armistizio, abbiamo abdicato ogni autorità, avendo commesso un tradimento nei confronti del popolo italiano, rinunciando a salvaguardare la civiltà europea dal predominio americano e sovietico. Non solo: l’Italia ha perso di credibilità sia nei confronti dell’alleato che del nemico “per il disprezzo sia degli alleati traditi che dei vincitori con cui si cerca, vilmente, di accordarsi”. È interessante anche un’altra affermazione di Borghese: “non mi sembra che tali convincimenti e sentimenti abbiano un’impronta fascista: appartengono al patrimonio ideale e morale di chiunque”. E ancora: “fu fascista la RSI? Per me, la RSI rispose ad un’esigenza morale e nazionale; avrebbe potuto formarsi anche senza Mussolini. Non va confusa con il fascismo tradizionale. Alla RSI aderirono uomini che non erano mai stati fascisti e si trovarono a fianco con fascisti del Ventennio per un ideale più alto di quello di un partito”, come riferisce Ruggero Zangrandi nel suo “1943: 25 luglio-8 settembre” edito da Feltrinelli.
“… L’esperienza per me più interessante ed importante dal punto di vista politico, formativo e dell’esistenza – dice ancora il Principe Nero – è stata quella successiva all’8 settembre. Prima era tutto piuttosto semplice. Si trattava di compiere il proprio dovere senza scelte personali. non c’erano problemi. L’8 settembre ci ha messo di fronte a molti dilemmi, a esami di coscienza, alle responsabilità da prendersi verso noi stessi, verso le istituzioni alle quali appartenevamo, per me la Marina, e verso gli uomini che da noi dipendevano. Quindi, da quel momento, hanno cominciato a pesare fattori di ordine spirituale e politico”.
Le sue numerose operazioni eroiche e il tentato golpe del 1970, intorno al quale sono fiorite le più varie ipotesi e di cui si è a lungo favoleggiato, fanno di lui un personaggio romanzesco e a tratti misterioso.
Cavaliere dell’Ordine Militare di Savoia, Medaglia d’oro e di bronzo al valor militare, Medaglia commemorativa della guerra di Spagna, Medaglia d’argento al valor militare nella RSI, Croce di Ferro di 1 classe, Croce di Ferro di 2 classe, Junio Valerio Borghese, il Principe Nero, è uno dei personaggi più affascinanti della storia del Novecento.
Emma Moriconi
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