La prima guerra mondiale, perché ci affascina ancora
di Marina Jonna
Come mai migliaia di giovani italiani si sono arruolati nella Xa Flottiglia Mas dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943? Sapevano di andare a morire, ma l’hanno fatto lo stesso. Dopo tanti anni è forse arrivato il momento di capire.
Vi racconto una storia, quella di Walter Jonna. Si arruolò volontario a 17 anni e combattè come alpino in Francia, Grecia e Russia. Tre croci al merito di guerra. Gravemente ferito a Nikolajewka, catturato dai Russi, miracolosamente sopravvive alla fucilazione. A Milano viene ricoverato al Centro Mutilati e Invalidi di Guerra. Rifiuta l’armistizio (8 settembre 1943). Raggiunge con le stampelle La Spezia dove si arruola il 13 settembre 1943 nella Xa Fl. MAS, reparto N.P. Il 28 aprile 1945 si salva da una seconda fucilazione, questa volta a Milano. I finanzieri che componevano il plotone si rifiutarono, dopo un suo discorso, di sparargli. Anni dopo, Luigi Ferraro, la Medaglia d’Oro delle gesta di Alessandretta, lo nominò Presidente Onorario dell’Associazione Combattenti Decima Flottiglia MAS.
Fin qui è storia. Per tutta la sua vita Walter Jonna ha cercato di spiegare al mondo il perché i giovani di allora fecero questa scelta nei suoi numerosi scritti e discorsi.
Ecco le sue parole:
1) L’articolo 5 del trattato di Alleanza italo-tedesca firmato a Berlino il 21 maggio 1939 così recitava: “…Italia e Germania si impegnano a non concludere un armistizio se non di comune accordo…” Se, senza dubbio, l’Italia fu costretta, dati gli eventi, senza altro attendere, a cessare la guerra nell’estate del 1943, i comportamenti dei capi militari italiani, in primis Badoglio e il Re Vittorio Emanuele III, per raggiungere tale conclusione sono stati però totalmente inqualificabili e indegni. Mentre il Gen. Castellano già trattava la resa con il nemico all’esterno, le affermazioni del Re e del Maresciallo d’Italia Badoglio, come assicurazioni per l’alleato germanico,…”La guerra continua, fedeltà all’alleanza con la Germania…” hanno finito di colpire l’Italia di disprezzo e disonore nel giudizio universale. Ancora oggi stiamo patendo le conseguenze di questa inaffidabilità nel mondo intero, "...est modus in rebus"
2) L’armistizio, (letteralmente sospensione delle ostilità) dell’otto settembre 1943 è risultato abilmente mascherato (armistizio corto, poi reso noto, armistizio lungo) per stabilire in realtà che si trattava a tutti gli effetti di una resa incondizionata con la consegna al nemico a Malta del bottino più ambito, l’intera flotta della Marina militare italiana, imponendo ai comandanti ed equipaggi la resa senza combattimento, il disonore più grave per un marinaio.
3) Il dramma dei reparti militari italiani, abbandonati a se stessi, senza ordini, con il “tutti a casa” in Italia e così anche per quelli dislocati all’esterno, con più gravi conseguenze, ha provocato purtroppo il crollo e la fine della coscienza unitaria nazionale.
4) Il giudizio degli stessi vincitori suggellò l’onta del disonore.
-Eisenhower: ”La resa fu uno sporco affare”
-Il Com.te Alexander (V° Armata USA): “ L’Italia capitolò saltando sul carro del vincitore”
-Il Com.te Montgomery (VIII° Armata Britannica): “ Il Voltafaccia italiano il più grande tradimento della storia”.
In Inghilterra venne coniato il verbo “ to badogliate” nel senso tradire per avere vantaggi.
5) Oltre a quanto sin qui esposto, il rifiuto dell’armistizio e la decisione della mia generazione a combattere ancora il nemico, sia ben chiaro, non fu motivata da alcuna condivisione ideologica-politica: fascismo-Mussolini non c’entrano proprio; la maggioranza dei giovani volontari si è arruolata prima ancora della costituzione della R.S.I. e senza sapere nulla di Mussolini. La reazione all’armistizio fu immediata e la scelta fu un atto solo di carattere spirituale e di pulizia morale che non avrebbe mai aperto alcuna strada a valori materiale, terreni, ma anzi era carica, essendo certa la sconfitta, di nefaste prevedibili conseguenze per tutti i giovani volontari.
“…Fosse anche la mia purché l’Italia viva…” avevano scritto questi giovani volontari sul muro di una piccola chiesa abbandonata di Sant’Antonio a Pratolungo in Romagna mentre andavano a combattere, sul fronte del Senio, l’VIII armata britannica.
Non si conoscevano ancora i folli orrori Hitleriani, così come d’altra parte era per gli Alleati nei confronti dei folli orrori di Stalin.
Prevalse, per non tradirli, il ricordo dei tanti fratelli caduti con il nome della Patria sulle labbra disseminati sulle sabbie africane, nei monti di Albania, nella steppa ghiacciata di Russia.
6) – (dal testamento di J. V. Borghese)
“….In ogni guerra la questione di fondo non è tanto di vincere o perdere, di vivere o morire, ma di come si vince, si muore. Una guerra si può perdere, ma con dignità e lealtà. La resa e il tradimento bollano per secoli un popolo davanti al mondo.
- (dal discorso di Benedetto Croce in Parlamento)
“…la guerra sciagurata, impegnando la nostra Patria, impegna tutti senza eccezioni, tutti noi che non possiamo distaccarci dal bene e dal male della nostra Patria, né dalle sue vittorie, né dalle sue sconfitte. I nipoti ed i pronipoti ci terranno responsabili e malediranno la generazione che ci ha lasciato vituperare, avvilire, inginocchiare la nostra comune Madre…”.
7) L’ultimo sommergibile della Marina militare della R.S.I. dalla base di Pola, dopo la fine delle ostilità (aprile 1945), continuò ancora per una settimana a navigare con il proprio equipaggio e a innalzare la bandiera tricolore della R.S.I. affiancata aquella inglese per disposizione dello stesso Ammiragliato Britannico.
Il nemico ha compreso quei ragazzi e alla fine ha concesso loro l’Onore delle armi.
I mezzi d’assalto della Marina militare della R.S.I. (Xa Flottiglia Mas), i loro scafi, nelle ultime missioni d’attacco (aprile 1945) non avevano alcun segnale di resa.
A poppa ha sempre sventolato una bandiera bianco-rossa-verde. A prua ha sempre garrito al vento un gagliardetto, da una parte azzurro con scritto in rosso Xa Flottiglia Mas, dall’altro bianco con scritto in azzurro “Per l’Onore”. Fino alla fine.
Questa generazione ha insegnato a tutti come si può perdere una guerra salvando l’Onore della Patria e della Marina.
Walter Jonna
Qui sopra, S.Ten. Walter Jonna reduce dal Fronte Russo: ferito nella battaglia di Nicolajewka da schegge di mortaio e con il congelamento di 3° grado ai piedi
Walter Jonna si è spento il 2 di agosto 2013, nell’Ospedale di Savona. Di lui restano i suoi insegnamenti e i suoi ideali espressi anche nel libro da lui scritto “Inseguendo un sogno - Noi i ragazzi della Decima” (edito da Ritter ).
Le sue ultime parole sono state “…ho amato la Patria più della mia anima”.
E io so che è vero perché ero lì. Addio papà.
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